Sabato-Domenica 09-10 marzo 2019: Devis, Giorgio P. Gianluca
Obiettivo: risalita al ramo Hydrospeed per intercettare gallerie fossili e possibile by-pass zona sifone
Ritrovo alle 8.00 alla forneria di Solto Collina, colazione comoda, recupero materiale preparato da Corrado
e ingresso grotta alle 10.15 circa. All’ingresso aria assente, mentre nella prima strettoia si sente che aspira
in modo appena percettibile. Si fatica un po’ ad aprire il lucchetto, da lubrificare.
Dividiamo il materiale in tre sacche belle piene, in particolare prendiamo: una statica da 50, una dinamica
da 20 e kit da risalita. Rinunciamo all’idea di portare con noi il kit da fotografia e gli attacchi del 10,
ritenendo prioritario il trasporto dei tortellini Rana.
A Fonteno Beach Giorgio recupera una seconda sacca contenente una statica (una 50m?), lasciando sul
posto gli attacchi del 10 (circa una decina). NB arrivato in testa a Fonteno Beach ho sentito i tubi innescarsi
nel solito modo, ma solo una volta, poi sia in discesa che al rientro l’acqua tracimava per la via normale,
non so se può dipendere dal livello basso della vasca, oppure se passando si è spostato qualcosa (l’acqua
filtrava nel punto dove i tubi sono fissati all’imbocco della vasca).
Nel ramo principale l’acqua è veramente poca, mentre a “sempre dritto” (sopra le fate) sentiamo il rombo
dell’acqua di Hydrospeed, lasciandoci qualche dubbio sulla riuscita dell’impresa.
Arriviamo a Laguna Blu dove il livello del lago supera di qualche centimetro i sassi solitamente usati per
raggiungere il primo saltino (mentre al ritorno troviamo il livello più basso di almeno 10 cm). Tra il primo e il
secondo frazionamento l’acqua occupa tutta la sezione del torrente e passando ci laviamo fino alle
ginocchia.
Scendo il primo salto di Hydrospeed sbloccando le corde che avevo tensionato durante l’ultima uscita per
evitare che sbattessero contro parete. Nonostante questo sul penultimo tiro trovo la corda lesionata in più
punti. La sostituisco utilizzando la seconda corda recuperata a FB da Giorgio (l’ultimo tiro in realtà non era
lesionato, ma dato che era uno spezzone a sé ho preferito proseguire con la corda nuova piuttosto che fare
un altro concatenamento. Dei due tratti di corda sostituiti, uno è stato tagliato (quello lesionato) e l’altro
(circa 10/15m) recuperato e lasciato a FB. Anche il successivo traverso presenta già leggeri segni di lesione
alla calza.
All’inizio della terza verticale (dove si risale un paio di metri per superare un grosso masso) si nota in alto
(ad almeno 30m) una grossa rientranza, che potrebbe essere una semplice ansa della galleria fossile oppure
l’arrivo di una seconda galleria.
Arrivati alla base dei salti pensiamo di essere nel posto giusto, vedendo il torrente entrare in una piccola
forra e più in alto, a circa 10m, un grosso portale con galleria che se ne va.
Attrezziamo con 4 fix un traverso per raggiungere la parte opposta del lago dove c’è più spazio per iniziare
la risalita rimanendo comodi fuori dall’acqua e dal vento.
Con 3 fix Giorgio arriva al primo terrazzino a 5m da terra, poi si sposta sul lato opposto e con altri 5 fix
raggiunge la nuova galleria.
Metto la corda fissa (blu) utilizzando sempre la statica recuperata a FB, collegandola all’ultimo
frazionamento della verticale precedente in modo da pendolare sul lago. Sul frazionamento verticale è
stato messo fix inox 8 con maillon, mentre sopra sono stati usati due fix 8 non inox sempre con Alien e
maillon.
Oltre la galleria prosegue per una trentina di metri in leggera pendenza con notevole presenza di fango stile
sabbie mobili. In alto si vede a circa 15m un altro piano sospeso da cui arriva un leggero stillicidio.
Al termine della galleria ci sono tre brevi saltini che poi sfondano sull’attivo. Attrezzo con la 50 mettendo 5
fix e mi calo nel vuoto, una decina di metri sotto vedo sul lato opposto la sacca gialla e la corda fissa del
P40….peccato! Scendo ancora fino ad appoggiare su un piccolo cornicione a parete e mi guardo intorno, ma
c’è troppa sospensione e non riesco a vedere nulla se non la parete opposta della forra. Scendo un paio di
metri e fraziono ma ormai la corda finisce 15 metri più sotto, senza arrivare alla base della forra. Ritorno
disarmando tutto tranne una placchetta sul secondo fix che gira a vuoto.
A rientro tensiono nuovamente le corde della prima verticale di Hydrospeed e disarmo gli ultimi due tiri
lasciando la bambolina appesa al penultimo frazionamento per evitare che si lesioni ancora la corda.
La corda da 50 è stata recuperata e lasciata a FB, la sua sacca invece è stata abbandonata in cima a FB
(l’avevamo arrotolata e messa in un’altra sacca).
Che dire, ci siamo sicuramente tolti un punto di domanda e attrezzato una possibile via alternativa per
evitare di percorrere la parte attiva che soprattutto in questa strozzatura può diventare pericolosa.
Da rivedere la parte sotto il P40 e capire se conviene risalire dal fondo della forra o traversare rimanendo in
quota “pischelli”, sfruttando eventualmente il cornicione a parete che agevola parecchio lo spostamento in
pianta.
Assolutamente necessario l’uso di un faro potente e delle radioline (non ci sentivamo a più di 4 metri di
distanza).