Luogo: Abisso Nuevavida
Attività: Riarmo pozzo dell’infinito
Partecipanti: Claudio Forcella, Alberto consoli, Federico Vezzoli, Gianluca Perucchini, Rota Francesco

Ritrovo alla forneria di Solto con relativa colazione, ritiro dei materiali da Corrado e si entra a metà mattinata.
Con noi un grosso saccone contenente 200 metri di corda che dato il peso verrà gestito a turno.
Lungo il percorso facciamo alcune soste per descrivere la grotta a beneficio di coloro che ancora non la conoscono bene.
Nel giro di un’ora abbondante raggiungiamo la testa del pozzo dell’infinito a 145 metri di dislivello negativo dall’ingresso.

Sotto di noi 170 metri di vuoto….
Mi carico di tutto il materiale necessario e mi calo nel pozzo.

I primi chiodi sono stati sostituiti in una uscita precedente per cui mi limito a cambiare la corda.
Appena raggiungo i vecchi chiodi iniziano i problemi perché spesso e volentieri occupano la posizione migliore e trovare una posizione alternativa richiede lavoro di martello per modellare la roccia in modo che la corda non sfreghi sulla parete.

La roccia ricca di strati di selce non aiuta e le soste che prevedono una doppia chiodatura complicano ulteriormente la situazione.

Conscio che questo dovrebbe essere l’armo definitivo mi
prendo tutto il tempo necessario.

Stiamo utilizzando fix da 10mm, piastrine e soste in acciaio inossidabile a garanzia di una durata nel tempo quasi illimitata.
In futuro basterà cambiare la corda regolarmente per avere ottime garanzie di sicurezza.
Giunto alla base del tiro da 40 posto ad un terzo del pozzo avviso tutti i miei compagni di raggiungermi.

Qui un terrazzino sufficientemente riparato dalla eventuale caduta di sassi
ha spazio per farci stare tutti.
Da questo punto in poi Francesco desideroso di imparare le tecniche di armo si offre di proseguire il il lavoro.

Accetto con piacere anche perché sarò in grado di stargli a fianco
sfruttando la corda del vecchio armo.

Fortunatamente la qualità della roccia migliora e la presenza degli strati di selce viene meno.
Armiamo insieme ancora un paio di verticali fino a raggiungere un altra cengia posta a circa due terzi del pozzone.

Qui la batteria del trapano ci abbandona.

Pensiamo sia scarica perché ha fatto un buon numero di fori ma poi Corrado scoprirà che si è guastata e non è più possibile ricaricarla.
Visto l’orario decidiamo di uscire.

Nel frattempo gli altri del gruppo avevano già iniziato a
risalire smontando e recuperando tutto il materiale dell’armo vecchio.
Ci ritroviamo in cima al pozzo dove ricomponiamo tutti i materiali avanzati e redigiamo un piccolo inventario.
Sappiamo che torneremo dopo un paio di giorni a proseguire il lavoro e decidiamo di lasciare sul posto tutto il necessario compreso la batteria di scorta adeguatamente protetta all’interno di un fustino stagno.
Il resto della giornata ci vede uscire con un buon passo spinti dal pensiero che all’ingresso abbiamo lasciato alcune bottiglie di birra a raggiungere la temperatura ottimale.
Pizzata finale all’Alternativa.

Claudio