Luogo: Valle di Fonteno

Grotta: Buco Ghiotto

Partecipanti: Greppi Maurizio (PS/SC Lovere), Efrem Verderio (PS)

Obiettivo: rivisitazione e disostruzione cavità Buco Ghiotto

Piove a dirotto?

No problem…c’è Buco Ghiotto!

Per Domenica 4 Ottobre, reduci dallo scavo serale/tardo pomeridiano del giorno prima alla grotta D12 a Grone, siamo d’accordo io ed Efrem di trovarci a casa sua a Fonteno per il lavaggio dei materiali in tarda mattinata.

Viene ipotizzato poi un eventuale pranzo insieme con le rispettive famiglie a casa sua e, nel pomeriggio, sempre Meteo permettendo (che anche stavolta non è per niente buono…) eventuale giretto in valle oppure ricognizione in qualche piccola cavità di facile raggiungimento.

Insomma, le probabilità sono tutte a favore di una classica Domenica di riposo tra amici, visto il clima uggioso e autunnale, svaccati sul divano davanti al caminetto.

Dopo pranzo poi…seeee, hai presente l’abbiocco…

Raggiungo Efrem con i miei bambini poco prima di mezzogiorno e, mentre i rispettivi eredi giocano assieme in casa, muniti di comoda idropulitrice tiriamo lustri attrezzature e materiali.

Poi veniamo raggiunti da mia moglie e così scatta il definitivo invito a pranzo.

Buon cibo…vinello…fuori si alza il ventaccio, nubi temporalesche in arrivo…si fanno le 15:00, poi le 16:00…

ormai…ciao esplorazione…

Eh no!!!

Anche stavolta troviamo stimoli e voglia di ritagliarci uno scampolo di attività speleo.

Propongo ad Efrem di andare a Buco Ghiotto, una interessante cavità che si trova quasi all’inizio della valle di Fonteno, scoperta, esplorata e vista sommariamente solo da 2/3 soci di Progetto Sebino circa 12 anni fa e poi “abbandonata”.

Il suo posizionamento risulta essere forse un pò troppo a valle per ipotizzare un collegamento con i sottostanti abissi Bueno Fonteno e Nueva Vida ma…chi lo sa (mi piace dire sempre che “…la speleologia non è una scienza esatta…”).

Ad ogni modo per come mi viene descritta dallo scopritore Claudio Forcella e rileggendo il report dell’epoca è sicuramente meritevole di approfondimento, anche perchè sia quando venne scoperta, sia in occasione di mie successive “visite” nei pressi dell’ingresso, è sempre stato riscontrato un bel flusso d’aria.

La particolarità, non trascurabile, di questa grotticella è che si tratta dell’UNICA CAVITA’ scoperta in Valle di Fonteno a comportarsi da ingresso meteobasso, ovvero come i due “bestioni” Bueno Fonteno e Nueva Vida.

L’unica altra grotticella in zona che sembrerebbe (ma non è mai stata monitorata in maniera sistematica) avere un analogo comportamento aerologico in zona (ma molto più a monte) è “Cuadrado”, scoperta nella primavera 2017.

Tornando a Buco Ghiotto, altro aspetto da non trascurare è l’avvicinamento: da dove si parcheggia forse 10 secondi…

Morale della favola, nemmeno il tempo di fare asciugare per bene i materiali che è già ora di usarli di nuovo.

Seguiamo lo sterrato fino al punto in cui si trova, nel bosco, pochi metri a lato della strada, l’accesso alla grotta. Ormai sono le 17:00 e con un tempismo perfetto mentre ci cambiamo inizia il diluvio.

L’ingresso si presenta quasi come un piccolo inghiottitoio: si trova alla base di una piccola depressione, cui si accede tramite uno scivolo che ovviamente ha convogliato verso l’interno molto materiale come foglie, ricci di castagne e sassi.

Il flusso d’aria, in aspirazione, è presente, seppur non violento. 

Come già detto più volte nei report di queste settimane purtroppo però la stagione ed il meteo altalenante non aiutano nell’interpretazione.

Dopo un lavoro di rimozione di circa mezzora e di cui si occupa Efrem, mi addentro.

La prima mezzora è un pò un tedio: purtroppo riscontro subito la presenza di un gran numero di cocci di vetro e bottiglie che di fatto ostacolano il mio passaggio. E’ infatti facile tagliarsi, quindi è necessario prima ripulire un pò. Come confermatomi anche da Claudio successivamente, quando la grotta venne scoperta ed esplorata tutti questi vetri non erano assolutamente presenti. Quindi sono stati buttati all’interno di recente (in questi ultimi 10 anni).

Oltre ai vetri rotti anche numerosi ricci…anche se fa ridere come cosa, posso garantire che sdraiarsi con la  schiena sui ricci non è molto piacevole.

Inoltre alcuni massi di medie dimensioni rendono il passaggio ulteriormente scomodo e angusto.

Infine, a soffitto e sulle pareti il solito spider-party…ho fatto notevoli progressi in questi anni ma purtroppo un pò di aracnofobia permane…

Insomma ci perdiamo un buon 20 minuti, poi finalmente scivoliamo in una specie di saletta. Il meandro prosegue con buone dimensioni per qualche metro, poi subito dopo si deve superare un saltino di un paio di metri effettuabile in libera ma piuttosto scomodo e stretto.

Alla sua base, il meandro svolta bruscamente a destra di 90°.

Mi ci infilo seguito da Efrem. E’ una bella strettoia, circa 6 metri di meandro abbastanza acido in cui si passa davvero di precisione, soprattutto la sacca che ho con me è bella pienotta e grossa (materiali da scavo, trapano, bidoncino, ecc.) e quindi ovviamente è un incastro unico.

Dopo la mini-sudata siamo finalmente al fondo della grotticella, che ad oggi si sviluppa complessivamente circa una trentina di metri.

Il meandro chiude su tappo di fango ma, sulla parete di destra, fanno capolino a circa un metro di altezza due fessure palesemente già sondate dai primi esploratori.

Verifichiamo con gli incensi la circolazione dell’aria che sembra assente in uno delle due aperture mentre dall’altra riscontriamo la presenza di un debole flusso in uscita.

All’ingresso aspirava…bah…

Torno sui miei passi verso la strettoia e lì noto che in effetti l’aria, avvertibile chiaramente, viene verso di noi…qualche strano ricircolo…in effetti sembra poi venire risucchiata debolmente da una fessura a soffitto che non sembra altro che la parte alta del meandro.

Difficile, almeno al momento, capirci di più.

Sondiamo e scaviamo per un’oretta il tappo di fango a pavimento nella speranza di “sfondare” da qualche parte ma invano.

A quel punto ci dedichiamo per un’altra oretta all’allargamento del passaggio da cui sembra provenire il flusso d’aria, quel tanto che basta per poterci lavorare decentemente la prossima volta ma senza riuscire a capirci molto di più. Di fatto ciò che vediamo è la parete del meandro, mentre non è possibile osservare chiaramente il buchetto a pavimento da cui proviene l’aria anche se si intuisce che la prosecuzione è verso sinistra.

Non senza fatica, facendo lo slalom tra ragni e cocci di vetro, guadagniamo l’uscita.

Siamo fuori alle 20:30, sotto il diluvio…te pareva…

Conclusioni.

Come per Qator, Precario e tutti gli altri ingressi che sono oggetto di rivisitazione in queste settimane sarebbe opportuna una valutazione in pieno inverno con flusso d’aria bello deciso…

Anche con l’eventuale guida dell’aria il lavoro rimarrebbe una bella incognita ma si può fare un tentativo, previa almeno parziale rimozione di bottiglie e cocci vari i primi metri.

Come per la D12 a Grone è sicuramente una attività che può essere portata avanti anche dedicando poche ore alla volta, vista la vicinanza e comodità, quindi anche in orari serali infrasettimanali o durante weekend di stop in attività più impegnative.

Maurizio