Siamo io (Maurizio) e Claudio (Forcella).

Decidiamo di riaprire le danze speleologiche dopo la lunga sosta causa Covid riprendendo la campagna di indagine di alcuni dei principali ingressi della Valle di Fonteno.

Nello specifico, praticamente riprendiamo il lavoro là dove lo avevamo interrotto prima della sosta forzata, con le impegnative disostruzioni delle grotte e grotticelle poste sul versante orografico sinistro della valle, dalla cresta del Monte Sicolo scendendo fino a fondovalle.

Al momento è infatti impensabile entrare nei grandi abissi Bueno Fonteno e Nueva Vida: dopo le abbondanti nevicate di Dicembre si è verificato un discreto innalzamento delle temperature ed è in pieno corso lo scioglimento.

Gli ingressi presi di mira con notevole intensità nel periodo Agosto-Novembre, con ottimi risultati, sono stati numerosi (si rimanda ai report dedicati) e oggi, un pò per levarsi la ruggine, un pò perchè non abbiamo ben chiara la situazione (in quanto a percorribilità) degli sterrati, optiamo per la grotta più comoda, chiamata, con incredibile fantasia…ehm, “Comodo”.

Dopo la classica sosta alla Forneria ci dirigiamo subito in valle e, come auspicato, non abbiamo difficoltà a raggiungere l’ingresso della grotta direttamente con il fuoristrada (ricordo che il nome è dovuto al fatto che l’accesso è proprio in corrispondenza di un tornante sullo sterrato che conduce alle creste): la neve infatti ormai è presente, in scarse quantità, solo sopra i 1.200 metri e nelle zone dove il sole non arriva. Comodo si trova intorno ai 1.000 metri.

La temperatura non è per niente rigida, indicativamente compresa tra i 5 e i 10 C°.

Mentre ci cambiamo possiamo udire chiaramente il forte rombo del torrente a fondovalle che ci conferma come per attività in profondità dovranno sicuramente aspettare almeno un paio di settimane.

Invito Claudio a fare da apripista per evitarmi i soliti sgradevoli incontri ravvicinati con le colonie di ragni da 5 kg che affollano l’accesso.

All’ingresso, e soprattutto nella strettoia che segue immediatamente dopo, il flusso d’aria è sicuramente bello deciso ma non furibondo. D’altronde saremo anche in circolazione invernale ma le temperature esterne, in crescita nella tarda mattinata, più o meno coincideranno con quelle interne.

Rapidamente scendiamo il bel pozzetto da 15 m circa e, superato lo scomodo passaggio verticale in libera, raggiungiamo il fondo.

La grotta è impostata chiaramente su frattura verticale e, l’ultima volta, ci si era dedicati proprio all’allargamento della strettoia, completamente intransitabile (larghezza 25 cm) da cui proviene il flusso d’aria. La nostra visuale, dopo il breve avanzamento dell’ultima volta, consente di vedere di fronte a noi circa un paio di metri dopo i quali l’ambiente potrebbe allargarsi con prosecuzione forse verso sinistra.

Prima di incaponirci in questo lavoraccio, decidiamo di creare spazio dove poter accumulare il materiale che via via andremo ad estrarre. Già perchè purtroppo il problema sta anche qui: ci si muove in spazi angusti e verticali, bisogna lavorare con un minimo di testa.

Mentre io estraggo il materiale dal fondo e lo passo a Claudio, lui sapientemente si prodiga nella costruzione di una sorta di pianerottolo a secco dove poter appoggiare i macigni. C’è un sacco di fango, di quelli appiccicosi…

Ad un certo punto mi si apre un vuoto a pavimento e avverto chiaramente il flusso d’aria!!!

Pensiamo che forse convenga sondare un pò l’eventuale presenza di un passaggio a pavimento, trascurando la frattura, nella speranza di inaspettate sorprese.

Ci diamo dentro un paio d’ore: il vuoto a pavimento si allarga inizialmente fino a farci sognare, poi però quando la visuale si apre ulteriormente comprendiamo che anche sotto di noi la frattura è assolutamente intransitabile e sarebbe un lavoraccio ancora peggiore. Desistiamo dallo scavo a pavimento e ci dedichiamo alla frattura.

Dopo due orette faticose ma convinte di allargamenti riusciamo a progredire quel tanto che basta (circa 1 metro) per dare un’occhiata “oltre” ma ciò che vediamo e sentiamo non rispetta assolutamente le nostre aspettative: di fronte a noi e verso il bassso la frattura prosegue inesorabilmente stretta, anzi, sembra persino stringere ulteriormente. Il “profondimetro” (lancio del sasso) restituisce un valore infimo (al massimo 1 metro). Nessun rimbombo degno di nota. L’aria sembra un pò in aumento ma sicuramente è dovuto all’abbassamento delle temperature esterne.

Almeno per il momento, decidiamo di abbandonare. Il lavoro sarebbe davvero imponente, lungo, faticoso e dall’esito incerto. Con il problema non trascurabile della scomodità del luogo, angusto e verticale, senza possibilità di disporre il materiale senza correre dei rischi. Molto fango. E ormai gli spazi utilizzabili per l’accumulo dei materiali sono praticamente finiti. Per fare un lavoro decente bisognerebbe essere almeno in 5. Investimento eccessivo viste le prospettive oggettivamente non esaltanti. Peccato perchè “Comodo” era risultato collegato con il grande complesso carsico con i traccianti profumati.

Per ora ci dedicheremo agli altri ingressi, forse lo rivaluteremo in futuro.

Recuperiamo i materiali, disarmiamo (recuperando circa 30 m di corda buona e 5 attacchi completi) e, dopo circa 6 ore, usciamo.

Comincia a scurire ma c’è ancora tempo per andare a lavare in materiali in valletta nei pressi dell’accesso di Bueno Fonteno.

Per fortuna non troviamo ghiaccio nemmeno sul tratto di sterrato che conduce a fondovalle.

Il torrente è bello in piena e ci agevolerà le operazioni di lavaggio, in compenso il microclima della valletta è sempre ostile: un freddo becco!

Dopo circa un’ora, con il freddo intenso ormai dentro alle ossa, abbiamo lavato tutto.

Saltiamo sul fuoristrada e rientriamo comunque soddisfatti, dopo questo periodo di inattività ci voleva proprio…

Maurizio