Partecipanti PS: Greppi M. (anche Speleo CAI Lovere), Forcella C. (anche GS Valle Imagna), Verderio E.

Le esplorazioni in Nueva Vida proseguono a buoni ritmi ma per Domenica 22 Agosto avevamo un lavoro in sospeso da terminare a Grone.

In Località Salvarizza infatti il 3 Maggio avevamo cominciato lo svuotamento dai rifiuti, producendo ben 16 sacchi, ma il lavoro era ben lungi dall’essere concluso (rimando al post dedicato scritto a suo tempo per dettagli).

Domenica siamo io, Claudio ed Efrem determinati a concludere definitivamente lo svuotamento, a portare i sacchi via via prodotti dall’ingresso fino al cortile della cascina nei pressi (100/150 metri), eventualmente a cominciare uno scavo sul fondo.

Rispetto alla precedente occasione siamo decisamente meglio organizzati, senza contare che siamo in tre anzichè solo in due.

Nel frattempo infatti ci siamo procurati una capiente big bag industriale super resistente che ci dovrebbe consentire il trasporto del materiale all’esterno senza particolari patemi.

Facciamo anche una bella scorta di 4 rotoli di sacchi neri resistenti, per un totale di 80 sacchi.

Ci troviamo alle 9:00 alla nuova sede di Grone (già operativa ma ancora molto disordinata…serve un ultimo colpo di reni e poi finalmente potremo godercela appieno!) per prelevare il materiale necessario in magazzino e poi subito diretti in Località Salvarizza con il fuoristrada, passando dallo sterrato che gentilmente il proprietario ci ha autorizzato ad utilizzare grazie all’intercessione dell’amministrazione.

Parcheggiamo nei pressi della cascina e poi finalmente su alla cavità.

Decidiamo di impostare il lavoro in questo modo: 2 stanno sul fondo e preparano dei sacchi neri (preventivamente doppiati) colmi di materiale, quindi li inseriscono nella big bag; il terzo estrarrà la big bag con dentro i sacchi assicurata con corda e moschettoni. Una volta depositati i sacchi neri nel prato, calerà nuovamente la big bag nella cavità.

Il lavoro procede spedito (anche se faticoso) e col passare delle ore capiamo che ormai il grosso dei rifiuti è stato estratto. Anche visivamente comincia a dare soddisfazioni…

Circoscriviamo in ampiezza e in profondità (muniti di piccone) l’area coinvolta dai rifiuti finchè ad un certo punto…incredibile, la grotta è davvero pulita!!! Svuotata dai rifiuti!!!

Alla fine avremo prodotto altri 24 sacchi neri che, sommati ai precedenti 16, fanno esattamente 40, oltre ad alcuni rifiuti (pochi per fortuna) che per dimensioni non è stato possibile inserire nei sacchi. Ad esempio un fornello metallico di chissà quando, oppure una vecchia antenna televisiva…mah…

Ora però si tratta di passare alla fase 2 del lavoro, in un certo senso quasi più faticosa e impegnativa: si tratta infatti di trasportare i sacchi prodotti nei pressi della cascina per consentire al proprietario, coadiuvato dai volontari della protezione civile, di caricarli su di un trattore per il trasporto finale alla piattaforma ecologica.

Sono solo 150 metri, forse meno, per di più in discesa ma i sacchi sono pesanti e sempre soggetti al rischio di rotture con spargimento di monnezza nel bosco. L’orario poi è dei peggiori: è l’ora di pranzo e fa un gran caldo. E poi bisogna tornare su a prendere altri sacchi…

Ci diamo da fare cercando di portare, finchè ce la facciamo, 2 sacchi a testa per volta e dopo circa 2 ore, decidiamo che può bastare: 23 sacchi circa sono pronti da portare via, agli altri penseremo la prossima volta, anche perchè non possiamo invadere il piazzale della cascina con la spazzatura…

Siamo soddisfattissimi: finalmente il lavoro può dirsi completato e la “Salvarizza” è di fatto esplorabile.

Bello sapere che una grandissima quantità di rifiuti inquinanti sono  stati rimossi e ora la grotta è veramente invitante.

Addirittura ci rimane un bel pò di tempo per cominciare a sondare seriamente le possibilità di prosecuzione sul fondo: sono circa le 17:00, un paio d’ore almeno le abbiamo.

E anche lì non ci risparmiamo: solita catena umana con Claudio che dà il meglio di sè sul fondo passando macigni e detriti come se niente fosse ad Efrem, al sottoscritto il compito conclusivo di portare il materiale all’esterno della condottina posizionandolo in modo che resti il più possibile stabile senza intralciare il passaggio.

In 2 ore praticamente vengono estratti circa 3 metri cubi di roccia e detriti ed il risultato è visibile dall’ampia superficie lastricata…

Si avverte un flusso d’aria, flebile ma costante, sicuramente per ora da decifrare.

Alla fine la morfologia dà l’impressione che possa esserci subito un piccolo saltino, forse un piccolo pozzo, a giudicare dalla solida parete di fronte a noi; e si intravede anche la possibile prosecuzione, in basso, in quello che potrebbe essere un meandro.

Ma ormai siamo stanchi ed è tardi. L’obiettivo è stato completamente raggiunto ed anzi siamo andati anche oltre le aspettative.

La prossima volta sicuramente ci capiremo di più e realizzeremo il rilievo topografico.

Dimensioni, posizionamento “strategico”, morfologie, andamento sub-orizzontale degli strati e presenza di flusso d’aria: gli elementi ci sono tutti.

Ormai la “Salvarizza” è pronta per essere esplorata…chissà…

Maurizio