Partecipanti PS: Francesco Rota, Gianluca Perucchini, Maurizio Greppi

Partecipanti gruppi esterni: Ottavia Piana (Speleo Cai Lovere)

Siamo io (Francesco R.), Gianluca Perucchini, Ottavia Piana alle 7.30 in piazza a Fonteno, il meteo è uggioso e fresco, minacciante pioggia.

Maurizio, in debito di sonno dopo una settimana molto stancante, decide di raggiungerci ad un orario a lui più consono, ci raggiungerà all’interno più tardi come da accordi. Saliamo in valletta, ci cambiamo e entriamo in Nueva Vida per le 08.30, dopo aver aspettato che uno scroscio temporalesco diminuisse, sperando di non trovare la grotta fradicia.

All’ingresso non si percepisce un grande flusso d’aria, probabilmente la grotta è ora aspirante e sta entrando in circolazione invernale, come constateremo poi in maniera evidente in uscita.

Dopo un’oretta siamo all’imbocco alla Sala dei Tre Fiumi e iniziamo a risalire lungo i camini di Curva Salina, verso Locomotiva.

Arriviamo al bivio in cima e svoltiamo a destra verso il ramo “Vagone” dal quale poi si diparte il ramo in esplorazione ossia “Tender”, dove avevo interrotto qualche tempo fa la mia esplorazione gattonando in un tratto di galleria con di fronte a me almeno una ventina di metri di un tubo apparentemente freatico e, oltre, l’oscurità…

Risaliamo quindi lo scomodo piccolo camino e percorriamo il primo tratto di “Vagone” fino alla diramazione all’imbocco vero e proprio del ramo “Tender”, con svolta a sinistra verso un agibile (eufemismo) meandro, sicuramente migliorato rispetto alla prima esplorazione grazie al lavoro pregresso di Gianluca. Smazzettando e strisciando dopo una mezzora si arriva al primo salto di circa sei metri, che Gianluca aveva fatto in libera. Lo salgo in libera portando la corda e armo il saltino, Gianluca e Ottavia salgono e proseguiamo. Si raggiunge l’altro saltino da circa otto metri, questa volta Gianluca lo risale, nuovamente in libera e lo arma. In questo momento ci raggiunge Maurizio che ci racconta di non aver avuto alcun problema durante la progressione e si unisce alla festa.

Finalmente arriviamo sotto al camino da risalire, rinominato “Oberdan”. La sala alla base è  larga sui cinque/sei metri per altrettanti di lunghezza, l’ambiente è alto sui 14, con risalita di 11 metri circa.

Ormai è mezzogiorno, io sono motivato e mi prendo l’onere e l’onore di attaccare la risalita, Ottavia fa sicura.

Si tratta della mia seconda risalita in assoluto, la prima abbastanza lunga.

Parete verticale con roccia a strati di calcare di Moltrasio che marcia è dire poco, ricca di intrusioni di selce, fragili e pericolanti. Negli strati di calcare qualche spazio buono c’è e dopo circa 10 fix, di cui alcuni messi in maniera sufficientemente precaria, con calma, raggiungo l’uscita del camino. Agli ultimi due fix, sfioro con la spalla un blocco di massi incastrati all’imbocco del camino e fragorosamente fischiano giù…per lo meno il camino è ora “pulito”.

Oltre si intravede un gran bell’ambientone, con probabile altro caminazzo in arrivo.

A questo punto, uscito dalla risalita cerco un posto dove fare l’armo in maniera che la corda lavori bene.

Aggiungo due traversini sulla parete di destra e poi trovo della roccia buona sulla pareta di sinistra proprio sopra la verticale e metto due fix uno sopra l’altro, collegati con un bulino doppio. La prossima volta bisognerà sistemare il traverso di destra per una più comoda e sicura uscita dal pozzo, mettendo un fix in più e recuperando la corda (che comunque è abbastanza lunga per permettere l’aggiunta). Il ramo prosegue con dimensioni ampie su un breve tratto di meandro (largo sui 3m e lungo 5/6 m) per poi “esplodere” nuovamente alla base di un altro camino, di circa le stesse dimensioni di Oberdan (forse più), rinominato “Pozzo Vittorio”. La sala alla base è sui 6×7 m.

A questo punto salgono gli altri, Ottavia e Maurizio si dedicano al rilievo. Abbiamo finito la corda: la voglia di provare a risalire anche l’altro camino di sicuro c’era ancora. Il vero problema stava nel fatto che, essendo una domenicale, il tempo a disposizione era limitato.

In cima sembra che vada ancora largo e verso destra.

C’è da dire che nonostante le abbondanti piogge esterne (fortissimo temporale pomeridiano) e l’incremento notevole di acqua che abbiamo visto in uscita lungo il ramo principale e dalla spettacolare cascata del Trio Medusa, non riscontriamo alcuna variazione al rivolo di acqua che scendeva dai due camini “Oberdan” e “Vittorio”. Nemmeno lungo il ramo Tender e nei pozzi di Curva Salina durante il rientro: leggero stillicidio e niente più. Strano perchè, come ricorda Maurizio, soprattutto a Curva Salina non di rado ci si bagna un bel pò.

Prima di rientrare sistemiamo il materiale: decidiamo di lasciare in loco le due scalette, quattro attacchi standard e uno artigianale di Gianluca.

Maurizio disarma la risalita recuperando le placchette e i rinvii. Ci dividiamo i pesi e sono ormai le 17:30 quando cominciamo ad uscire.

Nel tragitto di uscita Gianluca e Maurizio si dilettano con la disostruzione di alcuni punti ostici del meandro. Gianluca si scorda di recuperare una mazzetta gialla appoggiata su una mensola calcarea, da recuperare la prossima volta che si va.

Io e Ottavia nel frattempo ci dirigiamo verso l’uscita e riscontriamo il notevole incremento di portata, soprattutto alla Sala dei Tre Fiumi, dovuto alle abbondanti piogge esterne.

Già al pozzetto all’imbocco di “Vagone” si sente il fragoroso scrosciare della cascata ai Tre Fiumi: produce un “rombo” che la dice lunga sulle mutate condizioni idriche del complesso.

Per le 20 siamo all’uscita, saliamo alla macchina e ci cambiamo. Aspettiamo gli altri due che arrivano per le 20:45.

La fame è notevole, l’orario è ancora valido, l’atmosfera serena e scanzonata come sempre.

Decisi a mangiarsi una pizza scendiamo a Endine per festeggiare la bella uscita in compagnia, ci salutiamo per le 23:30.

Il ramo prosegue, c’è un’altra risalita da fare, ma poi sembra proprio che il meandro continui.

Cosa chiedere di più?

Alla prossima esplorazione.

Francesco