Partecipanti PS: Gianluca P.

Partecipanti gruppi esterni Alessandro R. (gruppo in grigna), Alessandro M. Federico B. (gruppo speleo Montorfano), Ottavia P. (SCL  Lovere).

Dopo un mese torniamo a finire il lavoro. Siamo sempre io, Alex e Gianluca, con l’assenza di Federico e l’aggiunta di Ottavia, la cui maggiore sfida durante la giornata è quella di non ucciderci per il ritardo di mezz’ora con cui ci presentiamo.

In due ore e mezza siamo al sifone, questa volta quasi tutti asciutti, tranne l’alpinista che decide di tirare tacche come se fosse in falesia, salvo farsi un toboga con relativo tuffo quando queste si rompono. Il fatto che gli altri, poco dietro, non sentano le bestemmie risuonare per tutta la cavità inizia a farmi dubitare dei possibili risultati di una ricerca: se viaggiano male le onde sonore, riusciranno gli apparecchi a trovare con precisione quelle magnetiche? 

Mentre rimugino arriva il turno per entrare in acqua di Alex, che a differenza mia da fighetto decide di mettersi maschera, stagna e bombole. Tutto agghindato, in cinque minuti scarsi passa oltre: a detta sua, dopo un apparente ingresso stretto, il resto del sifone è piuttosto semplice. Meglio così.

Da qualche altro piccolo pertugio passano le onde radio, quindi ci sentiamo tramite due radioline. Coordinati iniziamo la ricerca: prima ci cerca lui, poi mette il suo apparecchio in trasmissione e parto a cercarlo io, strisciando il mio Mammut sul tetto della grotta. I precedenti timori sembrano avverarsi: l’artva lavora male, vedo che il software non ragione con la solita velocità, e in ogni caso non segna mai meno di sette metri di roccia tra noi e il sub. Troppi anche per le grosse mani di Gianlu.

Proviamo ad alternarci per affinare la ricerca. Al secondo giro imbrocchiamo la direzione giusta e arriviamo a meno di tre metri. Per sicurezza, che della tecnologia non c’è mai da fidarsi troppo, martelliamo la parete: di là Alex ci sente e noi sentiamo lui! Perfetto, segniamo il punto minimo per ritrovarlo quando si tornerà a scavare e, ritornato il sub dopo un’altra breve immersione, ci fiondiamo fuori per andare a festeggiare come si deve alla solita pizzeria, il cui gestore si stupisce più nel vederci arrivare col sole ancora alto che per i racconti delle immersioni ipogee.

ALESSANDRO