Partecipanti PS: Gianluca P. Aldo G. Alessandro M. Francesco R. Frassinelli M.
Partecipanti gruppi esterni: Lorenzo R. Samuele P. Michele R. Laura M. Alessio (Gruppo Grotte Gallarate)
Oggi siamo in molti, una squadretta di ragazzi dello S.C.O accompagnati da Marco che si addentra per un giro turistico assieme ad un’ altra squadretta di ragazzi del gruppo Grotte Gallarate con una nostra conoscenza Daniele P. i quali porteranno al sifone di Nonostante il Portello per chiudere il passaggio di modo da ripristinare le reali condizioni di prima.
Ovviamente ringraziamo per l’aiuto dato.
Ecco ora il racconto di Alessandro:
Non so se Fonteno abbia uno spirito protettore, un’entità come il Visconte che aleggia sulle cavità del Marguareis, sbeffeggiando e raramente ricompensando gli speleologi che s’addentrano nel suo regno. Se c’è, sicuramente non ama che si passi dal sifone di Nonostante asciutti.
Pensavamo di essercela cavati col sacrificio di un’anima pura come Ottavia, ed effettivamente dopo il tributo di sangue lo spirito ci ha concesso di girare per chilometri negli antri di Universi Paralleli. Ma qualche piccolo dazio resta da saldare.
Sabato 8 marzo ci troviamo con una squadra ben rodata: l’eterno Gianlu, l’inossidabile Aldo, i due giovani nottolini Pende e Michele e io.
Ormai arrivare al bivio non è neanche più speleologia: è una corsa dietro a ‘sti dannati che non amano i piaceri della vita quali sigari e vino, che soddisfano l’uomo ma rallentano nel salire sulle pozze che partono da Porto Rotondo.
Oggi imbocchiamo l’attivo, la cui ultima risalita, attaccata da me e Rinaldi, era stata interrotta per l’incidente a pochi tasselli dall’uscita. Mentre ero oltremare a guadagnarmi la pagnotta, esseri abbietti ce l’hanno piratata, facendo chiudere il ramo dopo poche decine di metri. Che stiano loro a scavare con fatica per passare l’ennesimo sifone trovato (il cui livello dell’acqua pare però facilmente abbassabile), mentre i due giovani s’infilano a rilevare uno stretto meando che parte poco prima. Io mi fermo a riarmare il salto, che attualmente è troppo sotto il getto dell’acqua. Per un momento ho la tentazione di ritirare le corde e abbandonarli tutti qui una settimana a meditare sulle loro azioni, ma Michele è troppo di buon cuore per lasciarlo a subire la presenza degli altri per così tanto tempo, così seppellisco gli intenti vendicativi e riattrezzo lontano dalla cascata.
Raggiunti gli altri si fa il punto: i due giovani sono bagnati e provati dai passaggi stretti, mentre per il sifone si prospettano ancora troppe ore di lavoro per finire in tempo per la pizza serale. Dunque ci dividiamo: Aldo, Pende e Michele vanno a montare la porticina che ha preparato Gianlu per ristabilire le correnti d’aria originali a Nonostante (anticipazione: non ci riusciranno. Per contrappasso dovranno trascorrere una domenica all’Ikea), mentre io e lui andiamo a rilevare un meandro nel ramo dell’incidente.
“Chiude tutto” anticipa Aldo. È ancora in forma, ma l’età inizia a farsi sentire sulla vista.
Delle tre biforcazioni una termina in camino con un piccolo arrivo d’acqua, ma le altre due sono interessanti. Io e Gianlu c’infiliamo in un mandrino concrezionato molto bello, salvo la presenza di un pipistrello in putrefazione, e arrivati a un bivio a T prendiamo il ramo in discesa. Termina su una strettoia. Provo a infilarmi ma l’imbraco s’impiglia ovunque. Ho anche lasciato il pappagallino ai sacchi, mannaggia.
Mentre provo ad aprire il delta con dei metodi da cavernicolo, Gianlu (che ha lasciato la mazzetta ai sacchi, mannaggia) inizia a spostare pietre che peseranno quanto me, per poi utilizzarne una per provare a smussare il passaggio. Liberatomi dell’imbraco e di qualsiasi cosa avessi nella tasca della tuta, mi ributto. Passa una spalla, ma il casco no. Lo slaccio e lo infilo davanti, maledicendo Mr.16 cm (Federico) che da bravo strettoista ci ha abbandonati nel momento del bisogno. Avanzo ancora una ventina di centimetri, scoprendomi più largo del previsto all’altezza dello sterno. Inizio a sentirmi sconfitto dallo spirito di Fonteno, ma prima di cedere lotto (goffamente, immagino): arrivo a incastrare e rompere anche la collanina del battesino.
Non sono né scaramantico né cattolico, ma lo trovo un cattivo presagio.
In particolare le rassicurazioni di Gianlu sul fatto che potrebbe venirmi a tirare fuori ottengono solo l’effetto d’immaginarmi rotto come le pietrone che ha divelto pochi minuti fa. E per quanto la roccia qui non sia granché, temo sia comunque più tenace della mia anca.
Risaliamo sconfitti e andiamo a vedere l’altro ramo del bivio. Dopo pochi metri compie una curva a U e finisce nell’ennesimo specchio d’acqua. Oltre si vede che continua, ma ci sarà da strisciare in 20 cm d’acqua per tre o quattro metri. Gianlu ha uno scatto eroico: “vado io, tanto poi usciamo”. Salta dentro e scopre che l’acqua è più fredda di quello che pensava, ma soprattutto che la pozza in realtà è profonda un metro e venti, e a causa del soffitto bisogna entrarci fino al naso.
La sequenza di urla, gemiti e bestemmie ha del poetico. S’interrompono per un attimo, mentre cerca il caposaldo, salvo riprendere con una foga delirante. Il freddo deve averlo fatto impazzire, penso, perché inizia a farneticare di pozzi che scendono, gallerie che partono e un ramo enorme che avremmo intercettato. Mosso da pietà mi tuffo anche io per andarlo a soccorrere. Le botte di freddo fanno effetto anche a me, perché arrivato di là vedo tutto quello che aveva descritto. Saltiamo di qua e di là entusiasti anche perché a star fermi geliamo pensando di aver trovato un nuovo ramo (da rilievo emergerà poi essere Black Star, già esplorato, mannaggia) e rileviamo. Sommano il meandrino dei giovani e questo, Fonteno-Nueva Vida supera ufficialmente i 40km di sviluppo! I numeri sono poco indicativi per raccontare la realtà di una grotta e le classifiche servono più ai giornalisti che agli esploratori, però è comunque un indice dell’ampiezza di questo complesso, che per chi conosce il tema fa già intuire quanti sforzi (ma anche quante soddisfazioni) siano stati fatti da almeno un paio di generazioni di speleologi. E anzi, grazie alle sue caratteristiche, Fonteno penso sia un’ottima palestra per i nuovi giovanissimi troglobi che finalmente stanno tornando a ingrossare i gruppi speleo locali, che qui possono sperimentare e impratichirsi con quasi tutte le attività, dalle risalite alle disostruzioni, passando per i rilievi etc., finesettimana dopo finesettimana, con una quantità di materiale per fare pratica che per ora si è dimostrato abbondantissimo.
A ogni movimento sento l’acqua fredda passare tra il sottotuta e la pelle, quindi non penso a tutte queste cose. Però festeggiamo (sarebbe stato bello avere una birra, sarebbe anche rimasta in fresco, mannaggia), anche per rimandare il momento peggiore che ci aspetta: tocca risalire fino alla piscina pensile, saltarci subito dentro con tutto il corpo e nuotare di là. I pipistrelli ancora vivi devono essersi lamentati per le oscenità proferite dalle nostre bocche, ma saggiamente non hanno protestato.
Dopodiché non è più speleologia, ma una velocissima marcia fino all’uscita, dove scopriremo che gli altri sono già ai giri di amari in pizzeria.
Alessandro
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