OBIETTIVO: Proseguire il riarmo di Fangùl

Partecipanti: GREPPI MAURIZIO – FORCELLA CLAUDIO – GATTI FABIO

Ritrovo h 9:45 al bar di Solto Collina, solito veloce caffè e via, subito in valletta.

Entriamo verso h 11:30 non molto carichi e con buoni ritmi (40 minuti) arriviamo sul traverso del P25 dove Claudio e Fabio si cimentano con l’installazione di un paio di staffe metalliche ulteriori che migliorano molto la progressione. Breve sosta sulla “terrazza” del Granduca e poi subito procediamo verso Fangùl per proseguire il riarmo.

Superiamo le prime spettacolari verticali, ricche di suggestive colate costantemente percorse da un velo d’acqua proveniente dal Ramo degli Orsetti, finchè giungiamo sul luogo da dove l’attività di riarmo deve proseguire.

Recuperiamo il materiale lasciato sul posto la volta precedente, poi comincia Fabio assistito da Claudio.

Il primo tratto da riarmare è veramente scomodo, un traverso a parete da superare un pò “alla Garibaldina” e che, a mio modo di vedere, andrebbe reso più comodo (soprattutto in previsione di punte impegnative sui fondi di Fangùl, della durata magari anche di 20 ore…in uscita, stanchi morti…con sacche pesanti…).

Subito dopo poi le cose non migliorano perchè si tratta di infilarsi all’interno di uno stretto scivolo fangoso, lungo circa 2-3 metri che, ancora ancora in discesa ma a salire non vi dico…non a caso il passaggio è stato battezzato ufficialmente “Podalico”…

Subito dopo si incontra un’altra verticale, di una ventina di metri circa, che sempre Fabio attrezza con precisione. L’attesa mia e di Claudio è piuttosto scomoda, in luoghi non enormi e caratterizzati dalla presenza a pavimento di belle vaschette concrezionate (alcune anche abbastanza profonde) e dal continuo passaggio del velo d’acqua (che spiega il concrezionamento del ramo).

Alla base del pozzo, la solita, immancabile vasca-laghetto che può essere superata solo con complicato traverso a parete. Fabio riattrezza il traverso un pò più in basso rispetto alla precedente via di progressione. Testato il passaggio, valutiamo di aggiungere un paio di staffe metalliche per facilitare il tutto (da considerare che in questo punto le sacche non possono stare appese sotto altrimenti vanno in acqua e sappiamo bene quanto sia dispendioso superare certi traversi con le sacche a spalla…).

Nell’insieme la progressione su questo pozzo è comunque agevole, attrezzato in cima con deviatore. Da valutare il posizionamento di un pedalino sull’armo quasi nel vuoto prima della calata sulla verticale.

A questo punto sono le 15:30 ed i morsi della fame cominciano a farsi sentire.

Ci prendiamo mezzora per stuzzicare qualcosa con atmosfera come al solito goliardica…

Procediamo, il tratto che ci attende è del tutto orizzontale, lungo una ventina di metri, con la solita presenza delle immancabili vaschette concrezionate a pavimento. L’acqua non è altissima ma il fondo è pieno di fango, si affonda un pò e anche avanzare in contrapposizione non è semplicissimo per la totale mancanza di appigli e per la presenza di fango sulle pareti…molto scivolose.

Posizioniamo in uno dei punti più ostici una staffa metallica e procediamo.

Appena dopo una curva a destra, una piacevolissima sorpresa!!!

Alzando lo sguardo qualche metro verso sinistra, un grande vuoto del quale nessuno dei presenti ha memoria si vede chiaramente…a occhio un camino di almeno 20 metri largo una decina.

Per capire esattamente di che cosa si tratta sarebbe necessario raggiungere l’imbocco del passaggio che conduce alla base del camino, valutiamo che la cosa è tranquillamente fattibile anche in libera ma temiamo che rientrando, in discesa, l’operazione possa essere più ostica.

Decidiamo di non farci distrarre dall’obiettivo dell’uscita (il proseguo del riarmo) per non perdere tempo prezioso ma prima facciamo mente locale.

Claudio si ricorda che in quel punto del rilievo è presente un tiro di poligonale verso il camino (altezza stimata all’epoca in 20 metri), a dimostrazione che l’ambiente era stato visto e anche raggiunto alla base ma poi mai risalito.

Interessante !!!

Disposto lungo il piano di faglia, potrebbe anche regalare grandi sorprese, considerata la profondità (circa -250 m) ed il punto del rilievo nel quale ci troviamo!!!

Sicuramente si aggiunge alla lista delle prossime priorità esplorative…

Procediamo e di lì a pochi metri ci affacciamo ad una grande e spettacolare verticale di circa 30 metri.

Fabio è nuovamente lanciato e comincia ad attrezzare i primi passaggi, poi lascia a me l’onere/onore di scendere il bellissimo pozzo…

Sul fondo un grande lago…

Attrezzo con una sosta la fantastica calata, recupero la vecchia corda da disarmare e mi calo su un tiro unico godendo del suggestivo ambiente che mi circonda. E’ un gran bel pozzo, larghezza sui 10 metri, altezza 30, lago sul fondo e, soprattutto, la calata costeggia letteralmente la solita colata concrezionale percorsa dal solito velo d’acqua.

Il luogo è veramente bellissimo.

Arrivato sul fondo, mi trovo su una cengia concrezionata, alla base della colata, appoggio la pesante sacca con la corda, trapano e tutto l’armamentario e cerco di capire se non sia il caso di attrezzare con un traverso per superare la vasca.

Valuto che la cosa è fattibilissima, la roccia sembra buona e la presenza di una cengia a mezza quota dovrebbe rendere l’operazione relativamente semplice.

Intanto cerco di stimare l’altezza dell’acqua: al centro sembra piuttosto altina (50 cm e si sprofonda), sui bordi siamo sui 30 cm e, indossando i gambali, procedo senza intoppi arrivando fin dall’altra parte.

Considerato che sono uno dei pochi ad utilizzare gli stivali e che il regime idrico odierno è molto basso (il livello dell’acqua non potrebbe che salire, anche se non di molto considerato che l’arrivo dagli Orsetti è sempre apparso quasi costante come se non risentisse più di tanto del regime di piovosità), credo che sarà opportuno attrezzare con un traverso per consentire un comodo passaggio a tutti.

Chiedo l’ora ai miei compagni che attendono di sopra e mi dicono che è tardi, faremo la prossima volta.

Dò giusto una sbirciatina al proseguo della forra: prosegue nel buio per almeno una ventina di metri, orizzontale, sempre piena di vaschette.

Difficile resistere alla tentazione di proseguire oltre…

Dispongo ordinatamente il materiale e risalgo per raggiungere gli altri.

Trovo Claudio ad aspettarmi, l’infaticabile Fabio anche per combattere il freddo si sta cimentando con il disarmo della prima verticale da lui attrezzata.

Io e Claudio facciamo una sorta di inventario: lasciamo sul posto (un pò in cima al pozzo e un pò alla base) la sacca con circa 110/120 metri di corda, una quindicina di moschettoni fixati e placcati, una decina di fix e placchette sprovviste di moschettoni, 4 staffe metalliche.

Alla fine rientrando siamo molto più carichi che in entrata.

Mentre Claudio si occupa della sacca con il trapano e tutto l’occorrente io e Fabio ci carichiamo i moschettoni recuperati e soprattutto le corde.

Da precisare che le corde, a parti alcuni tratti di pochi metri (quelli conclusivi) letteralmente concrezionati, sono ancora in ottimo stato. Non potrebbe essere altrimenti considerato che sono state utilizzate pochissimo e che il ramo è sì attivo ma sicuramente non soggetto, almeno nel tratto iniziale (prima di incrociare l’arrivo della Carretera, a potenti piene…tutt’altro.

Alla fine io e Fabio dobbiamo gestire due discreti sacchi-mattone in uscita e, soprattutto a Podalico e all’uscita angusta dal Pozzo degli Orsetti, c’è da…divertirsi…

Con buoni ritmi siamo fuori verso le 22:30, soddisfatti del lavoro svolto.

Fangùl è un ramo bellissimo, ben concrezionato e a tratti spettacolare ma già in queste prime centinaia di metri ha fatto capire quanto è ostico e tecnico nella progressione. E il difficile deve ancora venire.

Ormai le uscite di riarmo a Fangùl non sono più uno scherzo: alla base dell’ultimo pozzo sceso siamo a -290 m e ci attendono ancora alcune piccole verticali, prima dell’ostico tratto “finale” (centinaia di metri, complessivamente Fangùl ha uno sviluppo lineare di quasi 1.100 m…mica pochi…).

Bisogna mettere in conto uscite della durata di almeno 11-12 ore (e aumenteranno sempre più per ovvie ragioni) e con tute sempre più…marroni.

P.s. Pochi giorni dopo approfittando dell’uscita in Bueno Fonteno dello Speleo CAI Lovere, chiediamo se possono occuparsi di portare fino a Fonteno Beach una decina di moschettoni e una decina di staffe metalliche, utili per Fangùl: complessivamente si potrà contare su circa 25 attacchi completi, una quindicina di staffe metalliche e 110 metri di corda.

Maurizio