Partecipanti PS: Greppi M., Rota F.
Partecipanti altri gruppi: Piana O. (Speleo CAI Lovere), Federico e Riccardo (Gruppo Speleo Montorfano)
Sabato 30 Dicembre, per chiudere l’anno in bellezza, tiriamo insieme un gruppetto per cominciare gli scavi sul fondo occluso del “misterioso” ramo Wildwest, recentemente riarmato.
Il ramo in questione è molto interessante perché è un ramo completamente fossile dalle dimensioni ragguardevoli che arriva fino alla profondità di -300 m. Il fondo è completamente ostruito e toppato da depositi di terra che, per granulometria e “consistenza”, ricorda quasi la sabbia. Vi si accede con una deviazione dal crocevia di Terre di Mezzo: anziché scendere verso Laguna Blu, dove comincia il grande collettore di Hydrospeed, con un traverso si accede all’imbocco del ramo.
Era stato visto e topografato da un paio di squadre nei primi tempi della scoperta dell’abisso, poi abbandonato (e mai documentato adeguatamente con foto e video) proprio perché per la possibile prosecuzione sarebbe stata necessaria un’opera di scavo che, come sempre in questi casi, è un po’ come vincere alla lotteria.
Quanto ci sarà da scavare? Quanti metri cubi di materiale andranno estratti? E come mai si sarà toppato?
Tuttavia le dimensioni e le morfologie degli ambienti suggeriscono che siamo di fronte ad una vecchia via “importante” nelle dinamiche del complesso e che, in caso di superamento del “tappo”, essa possa condurci (anche in base al rilievo) in nuovi settori del tutto sconosciuti, se non addirittura in un nuovo fondo, verso l’infinito e oltre…
Sognare non costa nulla, il ramo è stato completamente riarmato, la progressione è semplice, l’operazione di scavo per come ci è stata descritta almeno in questa fase iniziale si preannuncia comoda: si lavora in ambienti ampi, larghi, in orizzontale e completamente all’asciutto, in assenza di aria…quindi nemmeno al freddo.
Il nome “Wildwest” è legato proprio a questo senso di “asciutto” e secco che caratterizza tutti gli ambienti, quasi polverosi, come il “Selvaggio West”, appunto.
Ciliegina sulla torta, la via è costellata in alcuni tratti da numerose concrezioni “eccentriche” che lo rendono particolarmente suggestivo. I recenti scatti, sempre molto belli, realizzati dal buon Nicola Belotti in occasione di una recente uscita di riarmo, non fanno altro che aumentare l’appetito.
Insomma, il contesto perfetto per puntarelle di una dozzina di ore al massimo, utili per chi come il sottoscritto deve riprendere un po’ di allenamento.
In settimana sembrava dovessimo essere qualcosa come una decina di persone per un totale di 2 squadre di fatto indipendenti: una con l’obiettivo di rivedere con calma tutto Hydrospeed fino al fondo in cerca di possibili prosecuzioni (soprattutto in 2 punti) e di rilevare una condotta esplorata per un centinaio di metri nel 2019 (Pannuzzo G., Perucchini G., Magri D.) raggiunta dopo risalita non banale; l’altra si sarebbe recata proprio a Wildwest.
Nei giorni immediatamente precedenti i numeri continuano a diminuire però per via dell’influenza che fa una vera e propria strage costringendo la metà dei partecipanti previsti al riposo forzato: facendo i conti della serva sembra che saremo in 6 e a quel punto valutiamo di modificare il programma e di andare tutti quanti appassionatamente a Wildwest.
Ma non è mica finita qui perché al ritrovo a Fonteno il nostro super Gianluca “Mani di Pacchero” ci comunica che per imprevisti di natura familiare non sarà della partita…conti alla mano siamo in 5: io, Francesco, Ottavia e 2 giovani leve (che si riveleranno molto in gamba!) del Gruppo Speleo Montorfano, ovvero Federico e Riccardo.
Ci troviamo verso le 9:15 a Fonteno, subito su in valle e per le 10:45 circa entriamo nell’abisso.
Non c’è un vento fotonico all’ingresso, a conferma di temperature non esattamente rigide per la stagione: saremo quasi in stallo…7/8 C° al 30/12…preoccupante…
Siamo molto leggeri perché, oltre al materiale personale ovviamente, abbiamo con noi solo un po’ di attrezzi da scavo ed una tanica tagliata e dotata di cordino per l’estrazione del materiale.
La progressione procede senza alcun intoppo ed è sempre uno spasso.
Il regime idrico interno è nella media.
Nei tempi previsti arriviamo quasi a destinazione, in una sala appena prima delle ultime verticali che conducono al fondo, dove consumeremo uno spuntino per il pranzo.
A quel punto scendiamo e, in circa mezz’ora ulteriore, siamo giù.
Bellissimo fare lo slalom tra le eccentriche…
Ottavia e Federico, come previsto, nel frattempo si vogliono togliere la curiosità di vedere “No-China”, ovvero una deviazione fossile di Wildwest nei pressi del fondo della quale, oltre alla poligonale del rilievo, non esistono informazioni, nulla è dato sapere: vale la pena verificare.
Quindi io, Franz e Riccardo iniziamo lo scavo sul fondo di Wildwest, mentre li aspettiamo.
Le descrizioni che ci erano state fatte coincidono perfettamente con la realtà, il posto è davvero bello e comodo.
La galleria è molto grande, sembra più quasi una sala, alta sui 25 metri e larga anche una decina, con alcuni piccoli arrivi fossili…sul pavimento depositi di terra sabbiosa, tutto asciuttissimo.
Resta il grande interrogativo di che cosa possa aver occluso una via così grande e importante, al punto da comportare un accumulo di tonnellate di metri cubi di materiale…
Il buon Riccardo ci mette tutta l’energia, la voglia e l’entusiasmo che è lecito aspettarsi da un ventenne e con grande impegno continua a rimuovere materiale con Franz che lo coadiuva estraendo la tanica una volta piena.
Io faccio il vecchio della situazione, non voglio sforzare la schiena e visto che c’è chi è desideroso perché negare ad altri la gioia dello scavo??? Così faccio anche la figura dell’altruista e generoso…..
Dopo un po’ ci raggiungono anche Ottavia e Federico: No-China chiude in ambienti disagevoli, senza un filo di aria e dove sarebbe impossibile immaginare cantieri di scavo. Si può definitivamente considerare un ramo “morto” e di nessun interesse.
A quel punto, mentre Federico e Riccardo si alternano nell’estrazione del materiale, con Franz che continua ad interpretare il ruolo di uomo-tanica, si chiacchiera, si fanno spuntini, Ottavia prepara un thè caldo…uno spettacolo, manco sembra di stare in grotta.
La prossima volta porto le pantofole…
Il materiale estratto viene depositato a qualche metro di distanza: circa 1 o 2 metri cubi di roba, difficile dirlo. Complessivamente sul fronte di scavo abbiamo recuperato forse un paio di metri, un buon risultato.
Dopo circa 3-4 ore di scavo decidiamo che è ora di rientrare, sono le 18:00 circa.
Lasciamo sul posto 2 palette utilissime realizzate da Gianluca e la tanica tagliata munita di cordini per le future sessioni di scavo.
In poco più di 3 ore siamo tutti fuori, verso le 21:15, soddisfatti e in tempo utile per la consueta e meritata pizza.
Maurizio
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